Le sveglie con Juventibus
Archivio dei pensieri quotidiani dei nostri autori
Cosa nascondono le porte del Paradiso? Desiderio, inquietudine, concentrazione e un po’ di inevitabile fretta. Dal quadrilatero della Continassa è ormai dal giorno uno dell’insediamento di Thiago Motta che provengono luci, sorrisi, corse, scatti, strette di mano e palloni, palloni, palloni. E’ tutto un’iride bianconera (scusate la potenza delle parole, in tempi in cui conta quasi solo la potenza dei social), 360 gradi di sguardi che convergono: persino la visita di John Elkann, venuta nel giorno tre, resta secondaria all’attenzione di media e tifosi. Perché c’è Thiago. Cosa fa Thiago, dove guarda Thiago, cosa dice e come reagisce Thiago. Al terzo posto, ma con un mercato che ci fa già giocare partite immaginarie e che cancella tanti retropensieri, si posiziona Cristiano Giuntoli. Comunque lo vogliate girare, questo podio rappresenta il ticket Juventus del primo anno dopo l’anno zero: proprietà, delegato area sport e braccio armato. Le decisioni di questo triumvirato si intersecheranno ogni giorno di più. E dovranno scontrarsi con il peso specifico della stagione 2024/25: inebriante, insidiosa, fitta, ma anche facile da interpretare se è vero che (quando di comincia tutto daccapo) l’unità di misura è quella del grammo al minuto. Pura, cruda. Novanta grammi a partita. Novanta grammi più un po’ di recupero, esattamente come il peso della maglia, nostra come quella degli avversari: niente più alibi ragazzi, in fondo si tratta di non aver paura di giocarle e non aver paura di vincerle…
giovedì 11 luglio 2024
Luca Momblano
Il derby della Mole è una partita speciale quando la Juve è una Juve percepita come normale. Quando potenzialmente il risultato finale pare davvero da vivere e costruire dentro i novanta. Quando, per assurdo, il contesto non pone la Juve su un piedistallo dal quale i granata sono scesi quasi mezzo secolo. Quando c'è di mezzo un'orgoglio da sbandierare sotto gli occhi del mondo, più grande di una parola che per tante tifoserie rivali è da tempo un concetto vuoto e astratto. Il derby della Mole è però davvero speciale soltanto se lo rendi speciale. Questo penso lo sappiano anche i giocatori delle due squadre, anche se il derby dura due giorni e non più due settimane, ma non lo sa più la città. Una città che pare aver abdicato all'idea di avere, forte e radicata, una vita calcistica che altrove e in altre lingue verrebbe ancora celebrata, nutrita e raccontata attraverso ebook e serie tv. Storia dello Stivale a cui però i tifosi tengono non senza passione, per non farsi passare la fantasia... eccole le parole chiave: furore e fantasia!
domenica 26 febbraio 2023
Luca Momblano
Nantes rappresenterebbe il punto di non ritorno del discostamento europeo iniziato... ecco, la data sceglietela voi perché non voglio litigare prima ancora di scendere in campo e giocarcela. L'andata ci ha detto che, al netto di disponibili e indisponibili, ci sarebbero calcisticamente due gol tra la Juventus e la squadra di Koumbaré, Pallois e Mohamed. Nantes sarebbe, al contrario, un punto di ricollocamento: vincerla, magari non all'ultimo calcio di rigore, inserirebbe (di nascosto) la Juventus in una plausibile lista d'attesa per l'ultimo volo per Budapest. Perché, appunto, a volte basterebbe poco. E significherebbero molto, lato tifosi. Perché la stagione verrebbe un attimo riposizionata ai blocchi di partenza della coerenza tecnica e del buonsenso sabaudo. Diventando, in questo modo, mesi davvero propedeutici al riuscire di immaginare qualcosa di concretamente utile per la strana estate che verrà, cara società...
mercoledì 22 febbraio 2023
Luca Momblano
Anticlimax post Napoli-Juventus tanti a pochi. Quando perdi, hai giocato. Quando crolli, ci hai solo provato. Quando non ti arrabbi, è perché non ci hai creduto. Quando sparisci, sei consumato. Quando ti arrendi, ci sei cascato. E quando ti ripeti, non vieni più ascoltato.
sabato 14 gennaio 2023
Luca Momblano
Federico Chiesa è una categoria dello spirito. Angel Di Maria è una categoria sopra, di diritto. Viktor Osimehn è grande e grosso e forte, Khvicha Kvaratskhelia è un Krasic che ce la sta facendo. La Juve delle stelle, insomma, è ancora indeterminata. Mentre il Napoli capolista è qualcosa di effettivo. Venerdì sera sarà il momento del contatto con la realtà, rappresentata in prima battuta dal ruolo tecnico, tattico e mediatico dai due allenatori. Che sono opposti alle premesee: Spalletti indeterminato, Allegri effettivo. Anche nel lessico, se ci pensate. Opposti reciproci in campo e in panchina che si annulleranno? E' un pari non scritto, ma pensato? Firmereste? Risposta valida soltanto fino al fischio d'inizio...
martedì 10 gennaio 2023
Luca Momblano
Vincere sei partite consecutive e provare la piacevole sensazione che la ricreazione stia per finire. Ok, vi siete divertiti, adesso però basta. Durante la sosta cerchiamo di capirne di più, leggendo due ottimi romanzi: Una buona scuola, di Richard Yates. E Una nuova vita, di Bernard Malamud.
lunedì 14 novembre 2022
Francesco Savio
Come sosteneva Søren Kierkegaard, andare oltre le ingiustizie è ancora più bello. O forse d'accordo, non era Søren Kierkegaard. Ma è stato comunque speciale, ieri sera. Una doverosa vittoria.
lunedì 7 novembre 2022
Francesco Savio
Guarda il lato positivo, mi ha detto Fernando Pessoa assaporando un pasticcino di Belem: non si può certo dire che la vostra rosa sia scarsa, avete giovani bravi, con un allenatore moderno e coraggioso potrebbe bastare poco per risorgere. Lisbona era la solita stupefacente bugia, così ho ripreso a leggere il fatale e sublime Libro dell'Inquietudine.
mercoledì 26 ottobre 2022
Francesco Savio
Nel sogno, nell'attesa, ho convinto il presidente Andrea a portare la squadra e l'allenatore al cinema, consigliando la visione di "Ferguson - Mai arrendersi". Tanto per ricordare, comprendere, cosa vuol dire venire dal nulla, essere nulla, non valere nulla. E ottenere tutto. Dopo la proiezione, è seguito un breve dibattito.
martedì 25 ottobre 2022
Francesco Savio
La fortuna che accompagna l'Inter quando un arbitro va a valutare con l'ausilio del Var episodi determinanti, ha raggiunto ormai un livello interessante, pensavo ieri leggendo il miglior libro della domenica: Memorie di un baro, di Sacha Guitry, Adelphi. Un libro sottile e bianco che contiene disegni, funghi, malizioso candore, incanto. L'autore tuttavia, e questo mi ha tranquillizzato, nella prima pagina dedica questa sua breve opera al caso.
lunedì 24 ottobre 2022
Francesco Savio
Ieri Calvino (non lui, ma la lettura de I libri degli altri, Mondadori) mi ha ricordato quanta fatica costi scrivere un libro bello, quanto ridicola e pericolosa sia la vanità, l'importanza del silenzio. Eravamo in via Biancamano. Insomma, in vista del derby di Torino, la necessità di una Juventus monacale. Sì, una Juventus monacale. Indispensabili umiltà e qualità morali.
sabato 15 ottobre 2022
Francesco Savio
La chiave del derby potrebbe essere nascosta nel nuovo libro di Byung-Chul Han, Perché oggi non è possibile una rivoluzione (Edizioni Nottetempo). Una perfetta introduzione al pensiero radicale del filosofo sudcoreano. Un invito, aperto e appassionato, a invertire la rotta. Mi piacerebbe parlarne con Bonucci e Danilo, in libreria, analizzando in particolare la frase: “Mi spiace, ma i fatti sono questi. Scrivo quel che vedo. I miei libri possono ferire poiché mostro cose che la gente non vuol vedere. Ma non sono io, non è la mia analisi a essere spietata, bensì il mondo in cui viviamo, con la sua follia e la sua assurdità.
venerdì 14 ottobre 2022
Francesco Savio
Il ritiro, avrà luogo in un eremo trasformato in albergo. Saranno effettuati esercizi spirituali, da praticare todo modo. Verranno letti alcuni brani del romanzo di Leonardo Sciascia. A seguire, la proiezione dell’omonimo film di Elio Petri, con Marcello Mastroianni e Gian Maria Volonté. In tal modo, la verità sarà chiara agli occhi di tutti, eppure qualcuno continuerà a non vederla.
mercoledì 12 ottobre 2022
Francesco Savio
Lo ammetto: da quindici mesi circa confondo le partite della Juventus con Rai Storia. Guardo la panchina della Juve e intravedo Paolo Mieli, di solito un professore e alcuni studenti. Seguo una trasmissione storica e il conduttore è Massimiliano Allegri che spiega ai telespettatori come si giocava a calcio, venti o trent'anni fa. In fondo è semplice. Ma non solo. È qualcosa di più vuoto e profondo. Allora spengo e mi metto a leggere, ad esempio Il male oscuro di Giuseppe Berto.
lunedì 10 ottobre 2022
Francesco Savio
Non è vero che Massimiliano Allegri, durante i due anni di sabbatico riposo dorato, non si sia aggiornato. Ha studiato infatti con grande attenzione l'opera di Emil Cioran: Al culmine della disperazione, La caduta nel tempo, Squartamento, Sommario di decomposizione. Ma soprattutto, la più recente pubblicazione Adelphi del grande filosofo rumeno: Finestra sul Nulla.
sabato 8 ottobre 2022
Francesco Savio
Annie Ernaux ha vinto il Nobel per la Letteratura. Siamo tutti contenti. Perché si tratta di una scrittrice autentica, perché è francese, quindi certamente juventina. Ho chiesto conferma a Rabiot, mi ha detto puoi scommetterci, io l'ho sempre letta, nel corso della mia carriera, ogni volta che mi è capitato di dover giocare contro il Milan, tre giorni dopo averlo fatto contro il Maccabi Haifa. Così ho acquisito consapevolezza, e la certezza che la scrittura autobiografica, quando si espande oltre i confini del centrocampo ombelicale, è capace di raggiungere sintonie inattese, per non dire fiammeggianti.
venerdì 7 ottobre 2022
Francesco Savio
Tanto di tutto. Di emozioni, gioia, rabbia, speranza, dispiacere, dolore, tristezza, rimpianti. La Juve torna a zero (titoli) dopo 10 entusiasmanti stagioni. Firmeremmo per riviverne altri 10 così, indubbiamente, ma nel frattempo ci tocca fare i conti con quest’anno duro come un risveglio improvviso. A partire dalla finale di Coppa, mai così importante (e mai snobbata nel nuovo corso bianconero) come quelle degli ultimi 2 anni. Una Juve fedele a sé stessa anche nell’ultimo ballo: umorale, capace di reagire una volta ma non 2, condannata da errori propri e decisioni arbitrali discutibili che però non spingeranno nessun simil-giornalista vestito da Blues brother a presentarsi sotto casa di Valeri. Va anche così, e sta bene a chi comanda, da sempre, soprattutto ora che i rapporti con l’avversario sono a dir poco idilliaci, tanto vale ricordarselo. Il primo tempo è sofferto ma non si soccombe nonostante lo svantaggio, il secondo invece si apre con una reazione quasi allergica alla sconfitta: Chiellini (che alla fine annuncerà il suo addio alla Juve) gioca l’ennesima grande partita, a 37 anni, da migliore in campo: in 2 minuti Alex Sandro e Vlahovic la ribaltano e da allora, per abbondanti 20 minuti, il controllo sembra totale con l’Inter apparentemente stanca e a corto di idee (ma col piede sul gas), fino all’episodio in area che decreta il rigore del 2-2 e quei supplementari in cui alla Juve sembra mancare l’energia per andarsi a prendere quella coppa. Si discuterà del peso del singolo episodio arbitrale sul risultato e potremo barricarci per mesi dietro le opinioni, personalmente chi vi scrive preferiva stare dall’altra parte, con la nostalgia di quando anche gli episodi sfavorevoli erano un piccolo ostacolo da superare con slancio, senza arenarsi. Da qua la Juve deve ripartire, a quella condizione la condizione la Juve deve tornare, prima possibile.
giovedì 12 maggio 2022
Willy Signori
Alla fine la Juve dà un giro di cassaforte al quarto posto, risultato minimo negli obbiettivi iniziali e ora diventato il principale al termine di una stagione travagliata che potrebbe arricchirsi con la coppa Italia. Il Sassuolo prende le redini della partita e mette alle strette la Juve, gioca in verticale, ripete a memoria giocate come poesie alle elementari. La Juve sta a guardare. Il primo tempo sembra un’esercitazione attacco/difesa con qualche piccola incursione nella metà campo avversaria e Szczesny che fa il protagonista, battuto solo da Raspadori dopo un azione da scuola calcio che gli uomini di Dionisi ripetono in continuazione. Solo una rasoiata di Dybala (spettatore fin lì) rimette le cose a posto. 1-1 e si va negli spogliatoi di averla sfangata senza sapere come. Il secondo tempo riparte con lo stesso copione e finisce con le stesse battute: il Sassuolo prova a fare la partita, la Juve colpisce con il primo vero movimento da attaccante di Kean, controllo, protezione e tiro al minuto 88. Consigli fa il resto. 1-2 e vittoria importantissima per il campionato, non bella, non precisa, non una buona prestazione ma per adesso contano solo i punti e le vittorie. Quando stai per affogare in mezzo alla tempesta devi solo sbattere le braccia e mettere la testa sopra il pelo dell’acqua, senza badare allo stile. Se invece ti giochi la medaglia alle Olimpiadi devi nuotare bene, pulito, non basta più tenere solo la testa fuori dall’acqua. Per adesso va bene così, ma sappiamo che dall’anno prossimo salvarsi non basterà più. PS Andrea Fortunato ❤️
lunedì 25 aprile 2022
Willy Signori
Sarà ancora l’Inter la bilancia di questa stagione che potrebbe concludersi con una nota dolce (in una sinfonia non proprio bellissima) oppure col finale più amaro del decennio. L’Inter che ci ha tolto al 120º la supercoppa, che 20 giorni fa ci ha tagliato fuori con la beffa da qualsiasi avvistamenti tricolori all’orizzonte. Nel mentre ci godiamo questo risultato raggiunto con la stessa ansia con cui si sorseggia un brodino tiepido: la Fiorentina aveva promesso schiaffi, invece ci riserva solo carezze. Un calcio scolastico, che si impegna ma non ci arriva, che finisce sul più bello, laddove si dovrebbe quagliare. Un discorso senza conclusione, una canzone rock senza assolo. Dall’altra parte invece, la nostra, Vlahovic e Morata sembrano ancora impegnarsi a buttare alle ortiche ogni occasione per andare in porta: c’è voglia, rabbia, ma è un flusso che non controllano a dovere. Il 7 soprattutto grazia nuovamente la Viola, come all’andata, con un pallonetto quando invece ci si aspetterebbe, da uno come lui, che tirasse fuori la clava. Poi c’è Rabiot, sempre presente e (soprattutto in questa Juve dove sono tutti morti) indispensabile perché sano, in salute, vivo! Infine la nota per il protagonista, al passio d’addio (stavolta davvero): Bernardeschi, anche lui baciato dagli dei che gli hanno fatto il dono della salute. Controllo e gol a sfruttare il dono dello sciagurato Biraghi. Bravo Federico e “lasciaci una buona immagine di te”. A Danilo poi l’onore di chiudere a chiave questa qualificazione mai stata in dubbio nella partita di ritorno, a parte un mischione dopo 3 minuti. Mancano 6 partite, 5 di campionato e una trasferta romana. Mancano 6 vittorie, non una di meno.
mercoledì 20 aprile 2022
Willy Signori
Ci sono 3 momenti che disegnano benissimo la serata: L’arbitro Sacchi che urla in faccia a Medel “non è rigore”. Tutto normale direte voi, se non fosse che l’area interessata è quella del Bologna. Medel si fa cacciare per proteste e platealmente fa capire che tutto questo schifo (hanno appena avvantaggiato la sua squadra) avviene perché siamo in casa della Juve. Sempre nello stesso stadio e nella stessa area dove 6 anni fa aveva potuto fare un bagher indisturbato. La seconda istantanea è quella di una Juve che cambia passo solo in 11 contro 9, e non basta. Anche considerando le assenze, moleste compagne di viaggio di quest’anno, la coppa Italia di mercoledì e gli obbiettivi più importanti sfumati, se sei alla Juve non può bastare l’ennesima prestazione apatica contro un Bologna sciolto sì, ma mica irresistibile. Il cross di Cuadrado dalla 3/4 è l’unico vero schema d’attacco e sì parlo con te mister Allegri: tu sei esperto e hai vinto tanto, io non ti posso insegnare niente ma posso dirti che mi aspettavo di più da te, molto di più. In un campionato che si vincerà nei paraggi degli 80 punti stiamo pregando tutti i santi che il Napoli batta la Roma di Mourinho. Questo è il livello. L’ultima foto, la più bella, è quella di Alessandro Del Piero, uno che rappresenta la Juve come pochissimi altri nella storia, con le braccia alzate e le mani che fanno il segno di vittoria, come quel 13 maggio del 2012, con tutto lo stadio che canta innamorato il suo nome. Perché 10 anni di ostracismo non potranno mai cancellare l’amore dei tifosi per uno dei simboli più importanti di questa gloriosa società che fatica a ritrovare se stessa.
domenica 17 aprile 2022
Willy Signori
La 25ma edizione di Deloitte Football Money League (DFML) fotografa i 20 Top Club delle cinque maggiori leghe europee nella stagione 2020/21, dopo due anni di forte turbolenza dovuta al COVID e un fatturato complessivo dei 20 Club della classifica che perde oltre un miliardo, dai 9,2 del 2018/19 agli 8,1 del 2020/21. La Juventus si conferma nella “parte sinistra” della classifica di fatturato e guadagna una posizione, passando dal decimo al nono posto con i suoi 433,5 milioni di fatturato; i Club che precedono i bianconeri sono quelli soliti, il gotha dei calcio europeo: dal City, che balza al primo posto con 645 milioni, alle corazzate spagnole un po’ ammaccate (il Barcellona perde il primato e ruzzola al quarto posto, mentre il Real Madrid tiene il suo secondo posto); e poi tanta Premier, con lo United, il Liverpool, il Chelsea e ovviamente il PSG ed il Bayern, tutti con fatturati oltre i 500 milioni o (il Chelsea) poco sotto. Nella classifica si conferma l’Inter al 14mo posto con i suoi 331 milioni di fatturato, esce il Napoli (che era 19mo) rimpiazzato alla stessa posizione dal Milan, che rientra in classifica Top 20 con 216 milioni di fatturato dopo 5 anni. Alcune curiosità interessanti: per la prima volta, tutte e venti le Top di Deloitte hanno un squadra femminile; il City è solo la quarta squadra a comandare la classifica, in precedenza si erano alternate Il Barça, il Real Madrid e lo United; dalla prima edizione della DFML i 20 Top Club hanno moltiplicato per oltre 7 volte i ricavi complessivi, che erano infatti 1,1 miliardi nel 1996/97.
venerdì 15 aprile 2022
Leonardo Dorini
Viene da chiedersi come sia possibile passare in 6 giorni dalla prestazione vista contro l’Inter a questa. La Juve risorge portando a casa 3 punti che dopo 10 minuti sembravano complicatissimi. È vero era una trasferta con la trappola perché ripartire dopo una sconfitta tagliagambe non è mai facile, ma se la squadra ha un equilibrio psicologico instabile è tutto più complesso, anche uno scalino sembra una montagna. “Non ti disunire” urla Antonio Capuano a Fabietto: ecco la Juve non si deve disunire, non deve pensare al 2022/23, non ancora. Non deve avere lo stesso sguardo perso nel vuoto di Dybala in panchina, dopo aver acceso il secondo tempo e flirtato con Vlahovic per il più bello degli amori appena nati ma già finiti. Nel primo tempo la squadra asseconda la previsione fatta da Allegri sabato: aveva parlato di brutta partita e brutta è stata, come in una profezia che si autoavvera e vede la sua Juve imballata, in attesa del Cagliari che colpisce subito banchettando tra i resti di una formazione di subbuteo. Per fortuna la squadra non si disunisce, riparte, pareggia ma un presunto tocco di gomito di Rabiot porta alla solerte revisione del Var, poi da una magia di Cuadrado, deLigt trova il pareggio di testa. L’olandese, che la fascia da capitano se la prenderà da solo, con la sua innata leadership. Lunga vita a lui e alla sua permanenza a Torino. Vlahovic risolve grazie al veleno che si ritrova in corpo. Veleno che altri non hanno, e chissà come sarà bello sostituirli con altri più adatti, più motivati, più pronti. Tra gli altri Arthur e Pellegrini si fanno notare, interpretano con intelligenza la partita, parcheggiando il bus qualche metro più su quando c’è da difendere il vantaggio. Mancano 18 punti, non 1 di meno, non ci dobbiamo disunire.
sabato 9 aprile 2022
Willy Signori
Partita strana, stranissima. Da una parte il risultato che deprime e certifica le zero vittorie in 6 partite con chi ci precede, oltre al ruolo, definitivo, da comprimari e mai protagonisti in questo disgraziato campionato senza padroni. Dall’altro lato c’è la consapevolezza che questa squadra pur nelle difficoltà di molte assenze certe partite le può fare. Nella migliore prestazione della stagione arriva la più amara delle sconfitte, condita dalla sfortuna di un palo, una traversa, Locatelli accoppato dopo 100 secondi e qualche episodio che non spingerà nessuna iena a fare servizi tra qualche anno. L’Inter la vince di corto muso e tocca starci. A 10 minuti dalla fine i ragazzi sembravano aver perso la speranza, essersi arresi all’episodio, ancora una volta. Dybala, all’ultimo tango ci ha provato a metà, senza graffiare. Vlahovic ha fatto vedere cosa può essere e ancora non è. Rabiot probabilmente migliore in campo. Dare un senso a partite del genere non è mai facile, esaminare la prestazione senza guardare al risultato, riconoscere meriti e limiti (questa squadra crea ma fatica a concludere) intravedere una strada. Si può solo guardare avanti, pensare alla prossima partita, blindare il quarto posto e ringraziare Allegri per aver fatto vedere ai microfoni ancora una volta la differenza enorme tra uno come lui e Inzaghi.
domenica 3 aprile 2022
Willy Signori
Settimana di Juve-Inter e allora ecco un elenco di ricordi legati a questa partita, quando si gioca a Torino. BRUTTA: una delle peggiori fu quella di Strama che venne a vincere meritatamente e nettamente, violando per la prima volta lo stadium. Da lì per Gazza & co fu Stramou, così capimmo tutti come sarebbe andata a finire. BELLA: ce ne sono davvero tante, ma per non andare troppo indietro scelgo il 2-0 con Sarri, dopo una settimana in cui ci accusavano di non voler giocare per chissà quali timori, strumentalizzando le difficoltà del periodo. Striscioni su una presunta nuova calciopoli, poi tutti in campo e 2-0 con Ramsey e Dybala. CUPOLARA: la supercoppa del 2005 persa in casa negli anni della Cupola con l'arbitro della Cupola che annulla il gol decisivo di Trezeguet per fuorigioco totalmente inventato. Succede. PROFETICA: il giorno in cui Moggi sognò un 3-0 per noi e finì effettivamente così con Nedved scatenato e ulteriori paranoie altrui. Come faceva a sapere già il risultato? Tocca indagare... SIMBOLICA: quel 2-0 nell'anno dello scudetto più bello di sempre, il 2012. Gol che chiude la partita di un Del Piero prossimo all'addio e ritorno ufficiale della Juve. Rieccoci, ragazzi, il divertimento è finito. IMPORTANTE: quello del 98 deciso da Del Piero con un gol dei suoi ma ricordato ancora 25 anni dopo per la protesta più clamorosa di sempre per un rigore negato, quando ancora non c'era il Var per dire "palla, confermo, prende prima la palla"…
mercoledì 30 marzo 2022
Massimo Zampini
Il decisionismo costa. Il fragore dell'annuncio Dybala riecheggia ancora negli ambienti bianconeri. Ancora di più le parole di Arrivabene che si assume de facto le responsabilità sue e della società nella scelta. È iniziata la rivoluzione. Tutti i rinnovi verranno rinegoziati al ribasso. Scelta coerente con il periodo che stiamo vivendo. Scelta corretta? Rinunciare a 5 6 giocatori in scadenza a 0 comporta si un risparmio sul monte ingaggi, ma crea contemporaneamente la necessità di rimpiazzarli con atleti di valore tecnico, se non superiore, almeno più funzionale al nuovo corso bianconero. La strada intrapresa è coraggiosa. Si va verso una Juve con un'ossatura di 14/15 titolarissimi ed una rosa completata da giovani o buoni rincalzi? Il decisionismo di Arrivabene porterà gli effetti economici auspicati e il miglioramento della rosa? Questi mesi ci daranno una risposta chiara, certo più bianconera che azzurra…
venerdì 25 marzo 2022
Giordano Straffellini
Carissimo Paulo, dicono che il tuo agente non abbia trovato l’accordo con la società e insomma tu sia pronto a salutare la Juventus tra un paio di mesi o poco più. Adesso ci sono quelli che applaudono e altri che invece ricordano goal e successi conquistati. Negli ultimi tempi, comunque, le cose non sembrano andate secondo programma e quel ’10’ sulla maglia che hai da tempo sembra pesarti sulle spalle. Paiono lontani i giorni, pure abbastanza recenti, che festeggiavi rendendo omaggio a Michel Platini. Ben sapendo di quel che significa per i tifosi bianconeri. I più antipatici, in queste ore, hanno ripescato il video con il quale Del Piero annunciava di firmare in bianco l’ultimo rinnovo, senza condizioni. Non è corretto, diciamo noi, perché quello per il nostro Alex era la speranza di un ultimo hurrà (che poi arrivò) e il modo per contrassegnare una carriera carica di allori, belle salite e brutte discese. Queste ultime sono gli accidenti che un giocatore impara a conoscere, purtroppo. E tu, carissimo Paulo, stai certamente soffrendo queste annate condizionate dagli infortuni, da una forma che stenta ad arrivare. Con mister Sarri sei stato avvicinato alla porta, così come volevi. Anche se non ruotando attorno ad un centravanti o facendo il falso 9, ma cercando di chiudere quello che veniva aperto da Cr7. Almeno secondo i programmi del tecnico. La partita migliore di questo spartito, a cui era chiamato anche Bernardeschi, ricordo, fu quella contro l’Inter. Poi però arrivò il lockdown e ogni progetto tattico finì. La vittoria del torneo non ha regalato stabilità. La dirigenza ha voluto cambiare. L’arrivo in panchina di Pirlo vi ha messo vicino Chiesa e Kulusevski e tutto è diventato più semplice ed allo stesso tempo complicato. Perché gli infortuni si sono ripetuti e la concentrazione della squadra dopo 9 scudetti 9 era venuta meno. La debacle in coppa ha indicato la strada del ritorno di Allegri, ultimo trainer che ti ha permesso di giostrare come vuoi, vicino e lontano dalla porta, con accanto uno o due interpreti, un centrocampo il più possibile compatto. Adesso dicono che andrai via anche per alcune incomprensioni degli ultimi mesi, quelle che hanno segnato il destino recente della squadra. Carissimo Paulo, a noi dispiace questo addio anticipato, fatto uscire in contemporanea con la sosta di campionato. Tanto per riempire i media, grandi e piccoli, con una storia della Juventus. Le critiche a scoppio ritardato oppure mai obiettive, ogni volta che si ha a che fare con la Vecchia Signora, possono apparire ridicole. Buone per una dotta presa in giro di Zampini, ma non per spiegare che un giocatore, così come un uomo, a volte deve fare un passo indietro per farne due avanti. E’ la storia di questa squadra che sembrava destinata all’ammasso e poi tira fuori dal cappello l’acquisto di Vlahovic. Uno che con te accanto può fare l’impossibile. E lo vedremo solo per queste settimane che restano alla fine del campionato? Oppure no? Roberto Baggio nel ’95 segnò e fece segnare, contribuendo alla nascita di un gruppo indimenticabile. Poi però, quando doveva entrare in Coppacampioni dalla porta principale, si decise il suo addio. La Juventus attuale è tutta altra storia. Anche se così come allora con la partenza del numero 10 non si guadagna.
martedì 22 marzo 2022
Simone Navarra
Che bello giocare con i 2 attaccanti protagonisti, che segnano, una coppia che non si vorrebbe mai vedere divisa, e sempre disponibile. La Juve sistema la Salernitana (non il più complicato degli avversari, va detto) in mezz’ora, poi è controllo e qualche pisolino. In realtà si gioca solo un tempo, o qualche minuto di più, ma mai tutti i 90, come invece servirebbe, e la dolorosa partita di mercoledì sta lì, appollaiata, a ricordarcelo. Ma è una corsa delle bighe questo campionato bianconero, dove ad ogni giro si perde qualcuno: basta considerare come Cuadrado e Danilo abbiano finito a giocare interni a centrocampo oggi. Servirà molta intensità da qui alla fine, per credere in un sogno che profuma di follia ma che deve stare nella mente dei calciatori prima, e di noi tifosi poi. Ne mancano 8, perfettamente in equilibrio tra casalinghe e trasferte. La più complicata è la prossima, con l’inter, tra 2 settimane, dopo una sosta benedetta che restituirà ad Allegri qualche uomo in più, si spera. L’abbondanza per quest’anno non ci appartiene. La follia invece sì, di credere in qualcosa di mai considerato, apparentemente snobbato anche dal mister che ci spera ma non lo dice. Poi 5 partite alla portata con Cagliari, Bologna, Sassuolo, Venezia e Genoa, infine Lazio e Fiorentina. Impegnativo ma non impossibile, con la tabella di marcia da scrivere più facile di sempre: 24 punti e non uno di meno.
lunedì 21 marzo 2022
Willy Signori
Azione e reazione. Ancora mi frullavano in testa queste due parole sulle quali Evra aveva posto l’accento nel post Villarreal. Sul campo hanno latitato sia l’una che l’altra, portandoci all’ennesima eliminazione precoce e… ustionante. Passata la nottata, sembra invece che fuori dal campo la Juve stia reagendo prontamente al colpo, puntando all’immediato rilancio che anche il blasone impone. Con discrezione, certo. Ma soprattutto con la determinazione di chi vuole affermarsi in maniera perentoria. Anche sulle avversità. Il quartetto dirigenziale sembra più squadra della squadra, reattivo come si deve di fronte all’imprevisto. E i rumors sui possibili avvicendamenti Chiellini-Rudiger e Dybala-Salah sono solo conferme della direzione che si è già imboccata a gennaio. Magari cambieranno i nomi, ma il solco è tracciato. Il nuovo ciclo diventa realtà?
sabato 19 marzo 2022
Nino Flash
Il ritmo iniziale della Juve è roboante come un Sì della Piaggio appena uscito di fabbrica che Allegri non ha alcuna intenzione di truccare. A Emery sta benissimo così, si accomoda sulla parte posteriore del sellino e si lascia guidare convinto di poter arrivare dove vuole lui. Il Villarreal imposta una partita Allegriana, di vigile attesa. Accetta il rischio di prenderle, è sempre pronto a darle. E alla fine le darà. La Juve è una squadra orizzontale e infatti finisce sdraiata, inerme, in balia dell’episodio, che stavolta si materializza sotto forma di Rugani, autore fino a quel momento di una prova ottima. Come tutti - anche Rabiot - sospesi nell’illusione di avere la partita in pugno. La Champions è ancora amara per la Juve, il treno degli ottavi parte, Allegri rimane fermo in stazione e con lui tutti noi. Ancora una volta, prima che la primavera inizi, la Juve d’Europa finisce. Adesso arriveranno i processi, giudici e avvocati. E prove, come quelle di stasera, che pesano come macigni perché la Juventus non può accettare di uscire ancora agli ottavi come appendice di una stagione che non l’ha mai vista nemmeno lottare per lo scudetto. La sentenza però solo a fine stagione, adesso c’è un quarto posto da conquistare che è l’unica cosa che conta ed è l’unica cosa che può fare la Juventus per dimostrarsi ancora una squadra.
giovedì 17 marzo 2022
Willy Signori
Torni a ruggire la juventinità. Lo faccia nel catino dello stadio, restituendoci “la bolgia”. Riaccada anche nei social e al bar, in una notte senza spazio per dibattiti stucchevoli. Oggi non contano la retorica della proposta calcistica nè quella del cortomuso, e neppure la nenia sul rinnovo di Dybala. Stanotte, nel mezzo di anni di speranza per la discesa di certe “curve”, l’obiettivo è che una curva, la nostra, possa nuovamente impennarsi. Stanotte c’è da tornare tra le prime otto d’Europa, da riabituarsi a respirare una certa aria, fresca, salubre. Occorre che tutti i dettagli siano perfetti al loro posto. E noi al nostro posto ci saremo, con sciarpa al collo, sul solito aereo, sul solito seggiolino in Nord, al solito ristorante dopo, con il popolo di Juventibus.
martedì 15 marzo 2022
Giuseppe Gariffo
Viviamo il solito giorno prima del solito esame: conosciamo la strada, guardiamo le stelle e mettiamo tutto l’impegno possibile tenendo accesa la luce nella solita notte d’Europa. La nostra guida predica calma e attende questa da tutti noi, ma come? Dovremmo essere liberi di testa e leggeri di cuore, ma oggi è il solito giorno che ci sforziamo di sopportare prima di quella sera che spesso è insopportabile; sentiamo suoni e rumori che fanno male, abbiamo paura di qualcosa che non vogliamo guardare. Vigilia che sa di angeli e di diavoli: gli occhi ora aperti e ora spalancati, le orecchie godono la musica dell’inno oppure fischiano. Il solito giorno in cui il sogno è vivo e la speranza non è vana: ci vuole calma perché l’attesa è il giorno stesso che aspettiamo. Maledetta, benedetta… Fino alla fine della notte.
martedì 15 marzo 2022
Giacomo Scutiero
Max non ci deludere. Mercoledì c'è la Champions League. Manifestazione con cui storicamente il feeling latita. C'è il Villarreal campione d'Europa League capace di eliminare dai gironi la Super Atalanta di Zapata e Co. La rotta in campionato sembra delineata. Ma in Europa c'è bisogno di uno squillo. Non parlo di vittoria, i risultati sono figli di eventi a volte anche imprevedibili. L'atteggiamento la gara, la voglia quelli no. Ho voglia di una Juve coraggiosa. Ho voglia di una Juve che indirizzi la la partita. Ho voglia di sudore, tensione carica agonistica ardore. Mercoledì è uno snodo importante perché al di là del percorso Champions la vittoria darebbe uno status di superiorità alla Juve rispetto alle concorrenti, che già oggi non danno la sensazione di essere corazzate inarrestabili. Si ritornerebbe a guardare gli altri da una posizione di superiorità, o perlomeno non di inferiorità. Sarebbe benzina essenziale, visti i tempi, per l'allungo decisivo verso i primi quattro posti. La positività è tornata. Qualche inguaribile ottimista inizia a buttar giù tabelle. Mercoledì serve la vera Juve. C'è in ballo molto di più della qualificazione. Max non ci deludere.
lunedì 14 marzo 2022
Giordano Zizulandia
Dopo 9 mesi di pochi lampi e molte tempeste si intravede uno squarcio di sereno, non il primo va detto, ma si comincia ad alzare la testa. La Juve pre champions’ di Genova riporta a casa una vittoria di maturità, non solo di uomini e singoli ma di squadra, che gioca con cuore, testa e culo, che è una parte del corpo importantissima per stare comodi quando il viaggio è turbolento e le tappe mancanti sono ancora molte. L’avversario era leggero ma i 3 punti sono di quelli che pesano e danno continuità a un percorso che sembra aver trovato un minimo di senso, in attesa della musichetta di mercoledì, che ci dirà se sappiamo ballare coi grandi o ci dobbiamo accontentare di nuovo dell’Hully Gully da sagra paesana, nel ballo di gruppo delle squadre che non ce l’hanno fatta. Prendiamo la rincorsa e godiamoci il presente: la tranquillità con cui si è gestito il vantaggio, il palleggio propositivo, il Rugani rinato e maturo, Arthur centrale e cattedratico, Morata strepitoso. Ultima nota per Szczesny: in molti dicono rinato, in realtà lui è sempre stato questo, l’anomalia sono stati i primi 2 mesi scarsi di questa stagione.
domenica 13 marzo 2022
Willy Signori
Senza Vlahovic, con Vlahovic, per Vlahovic. Senza è segno di fiducia nella squadra, nel prodotto di questi mesi e di una sbandierata quadratura sul campo. Con è perché comunque sai di averlo, anche quando non hai ancora Dybala: c'è anche se non c'è in un undici che in partita a volte sembra dieci, a volte sembra nove. Per è perché la Champions è sempre la Champions, anche quando non sembrava la Champions e il Real ci ha poi ricordato che è ancora la Champions.
venerdì 11 marzo 2022
Luca Momblano
E così siamo rimasti soli: un'Inter volitiva esce dalla Champions dopo un gran gol di Lautaro e tre pali avversari. All'improvviso, i suoi tifosi (e alcuni media, tifosi e non) ci spiegano che vincere contro certe squadre in Europa non è facile. Già agli ottavi. Figuriamoci, verrebbe da dire, se sei stato così bravo da eliminare tutti fino all'ultimo atto per poi affrontare i mostri sacri in finale e perdere solo di fronte a loro: con qualche anno di ritardo, meglio tardi che mai, sono dunque riabilitate le sconfitte a testa alta in Europa e le vittorie #finoalconfine. Da parte nostra, complimenti per la bella sfida e testa al Villarreal. Perché non siamo ancora affidabili. Perché dobbiamo tornare uniti, per tornare a vivere una serata speciale. Perché quegli emozionanti cammini europei, sviliti da chi non vede i quarti da una vita o da chi non li ha mai visti in vita sua, ci mancano da troppo troppo tempo.
martedì 8 marzo 2022
Massimo Zampini
Se non stai con Allegri, stai comunque con la Juve. Questo lo voglio dare per scontato. Se però stai con Allegri, sai che gli alibi non fanno parte del tentativo (più rapido possibile) di ricostruzione. Il fatto che abbia però concesso il concetto della stanchezza psicofisica commentando la china della gara vinta contro lo Spezia, ci costringe a un attimo di attenzione in più rispetto al momento Juve. Un momento oggettivo, dove la praticità legata ai tre miseri, noiosi e striminziti punti è effettivamente tutto al punto da poter ascoltare e accettare il "rinunciare a giocare, e quindi difendersi, non è vergogna" (cit. Allegri). Ma lo sappiamo noi, come lo sa lui: la rinuncia di cui sopra non è riferita al bel gioco, quanto al gioco di per sé. Ed è questa la grana da togliersi di dosso a partire da mercoledì prossimo (Marassi sarà ancora una trasferta da prendere ciò che viene, cioè i miseri tre punti): giocare, giocare, giocare. Alla nostra maniera, ma giohare...
martedì 8 marzo 2022
Luca Momblano
Gli steward, che per contratto devono dare le spalle al campo, non si sono persi granché. Serve pazienza in questo corridoio che ci porta alla fine della stagione 2021/22 Bisogna chiudere gli occhi e concentrarsi sul vero obbiettivo, a questo punto, di campionato: il quarto posto. Poi c’è il sogno scudetto, che appunto rimane un sogno e chissà. La Juve è ferma in stile squadra di subbuteo, troppo spesso le soluzioni non ci sono: si corre ma in maniera poco efficace, l’unica soluzione è il retropassaggio. A poco a poco rende lo spezia sempre più consapevole di poterci provare: è il rischio che paga la passività. Vlahovic è stanco e ci sta: con oggi fanno 8 partite in 30 giorni. Rugani è la bella notizia di giornata, non tanto per il rendimento, che era già assodato a inizio 2022, ma per il suo ritorno. Locatelli invece ha dimostrato, ancora, che lui il meglio lo offre nella trequarti offensiva e là deve stare. Di Rabiot invece stupisce la capacità di perdere ogni contrasto pur avendo il fisico di un rugbista. Morata canta e porta la croce: ovunque vada l’anno prossimo, la sua pagina nel calendario dei santi bianconeri se l’è guadagnata. Non è una mostra d’arte, è corsa per la sopravvivenza: siamo vivi. Contare i punti di vantaggio dalla quinta non è la cosa più esaltante, né quello che ci aspettavamo ad agosto 2021, ma siamo in mezzo e dobbiamo ballare, le grandi squadre sanno fare anche questo.
lunedì 7 marzo 2022
Willy Signori
Ci sono dei tifosi, crediamo tanti, che amano Paulo Dybala; e non vogliono nemmeno inserire la parola “nonostante” nei loro discorsi, lo amano come uno “che non si discute”, per i suoi gol, per la Dybala mask, per le sue magie, per il sacrificio di giocare anche fuori ruolo, soprattutto quando l’allenatore è uno che viene da Livorno. Niente “nonostante”, non se ne parla, lo si vorrebbe sempre come quella notte a Torino, quando si disse “ha fatto il Messi” con quella doppietta contro la squadra di Messi, lo si vorrebbe come a Roma, 4 anni esatti fa, con un gol al 92mo, cadendo, o come a Genova con quel gol splendido, poi dimenticato per “colpa” di un marziano col 7 che andò in cielo. Lo si vorrebbe, ma non c’è: mezza stagione fuori, poi tre o cinque partite e poi non c’è di nuovo più, non riesce nemmeno a mettersi in forma, e già vediamo la sua smorfia, la bocca storta e l’uscita dal campo; e le ricadute, un altro risentimento, e "si valuterà nei prossimi giorni" Possiamo “mettere al centro del progetto” questo calciatore? E, quindi, di conseguenza, lo dobbiamo rinnovare? Ci possiamo contare? E non ci interessano i milioni che prende, lo vorremmo in campo sempre a danzare col suo sinistro. Troppi condizionali, forse.
domenica 6 marzo 2022
Leonardo Dorini
Il sottile filo che separa l'incoscienza dalla razionalità, ma anche la voglia di vivere da quella di sopravvivere. E' quello su cui stanno camminando più o meno agevolmente i frontman della Juventus di quest'anno. Allegri che snocciola numeri e previsioni matematiche, e che butta il pallone in calcio d'angolo, Nedved che bada al sodo, al campo, e rimanda i sogni di gloria a tempi migliori, Cherubini e Dybala che rilanciano, e vogliono sognare adesso, ora, subito. Chi fa finta, chi ci crede sul serio, mentre ancora nessuno sa che volto avrà la nuova Juve, quella che nascerà da questa estate, che avrà il dovere di vincere. E allora, visto che oggi è solo un "sogno", un "di più", un limbo temporaneo, che non vige alcun dovere, forse quasi quasi conviene buttarle alcune fiches, pur sapendo che il banco sia nettamente favorito. In attesa di tornare a essere il banco, a stretto giro di posta. In fondo, si rischia solo qualche dimenticabile titolo di giornale.
giovedì 3 marzo 2022
Michael Crisci
Che Allegri abbia sempre interpretato le partite A/R con estrema calma lo sapevamo già da un pezzo. Lui, l’esistenza del secondo tempo, non se la dimentica mai. Allegri però sapeva anche un’altra cosa: che questa era la partita meno importante di marzo, quella in cui giocarsi meno fiche anche se alla fine le spenderà tutte, una per volta, confidando nel jolly. La Fiorentina gioca bene, propone, si impone, dura un tempo, squilla con Ikonè - che riesce nell’impresa di centrare il palo - all’inizio della ripresa, poi sparisce alla distanza come un virologo in tv nell’ultima settimana. Dall’altra parte Vlahovic è contratto, soffre fischi e solitudine. Avrebbe l’occasione ma preferisce la piuma alla clava. Arthur invece è sicuro, un capitano in mezzo alla tempesta che domina senza affanno. Insieme a lui molto bene anche deLigt, sempre più leader. Questa stagione segna il suo passaggio alla maggiore età: esce dalla difesa come si esce di casa senza più dover chiedere permesso. La prestazione non esalta, c’è poco da girarci intorno, lo 0-0 ricercato fin dall’inizio è praticamente cosa fatta quando Cuadrado (entrato a inizio ripresa per Akè) si lancia nel vuoto e scaglia in mezzo un pallone che Venuti devia dalla parte sbagliata. È il più dolce degli 0-1, casuale quanto vuoi ma che lanci la Juve un ritorno tutto da giocarsi.
mercoledì 2 marzo 2022
Willy Signori
Leggo e sento la guerra all’infuori, comunque non lontana. Poi leggo e sento la guerra a pochi passi da pullman e hotel: non è la stessa cosa, non deve essere la stessa cosa e non dovremmo leggere e sentire questa e quella nella stessa riga. La cultura della città di Firenze. Come dubitarne? Abbiamo studiato più o meno tutti e più o meno bene. Eppure si dubita: pensieri e timori folli in aggiunta a quelli “normali” dell’Europa e del mondo. Dušan Vlahović di anni 22 è più uomo di tanti lettori, scrittori, politici e tifosi. Poco più di un mese dopo la scorta davanti all’abitazione perché «è meglio non uscire in strada da solo». Sul marciapiede di Firenze Sud, non di Kiev Nord-Ovest. La partenza notturna per Torino perché «soltanto così poteva» e non perché non voleva affrontare la sua vita contro di lui. Affrontare o non affrontare. Ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando? Forse Sì, probabilmente No. Intanto si gioca: giochiamo a calcio e non giochiamo con le parole serie.
mercoledì 2 marzo 2022
Giacomo Scutiero
Tra i nove punti più difficili dell’intero campionato, prima di Juve-Inter, e le questioni Fiorentina e Villarreal tra Coppa Italia e Champions League che sembrano sfide alla pari come accadeva ai tempi del Zoff allenatore. Anzi, SuperDino riuscì perfino nell’impresa di vincere una finale da strasfavorito, un po’ come se questa Juve eliminasse il Bayern ai quarti. Perché nulla è scritto prima, e questi mesi di riciclata imbattibilità ci hanno permesso di riprendere in mano penna e calamaio: ci si potrà permettere magari ancora un paio di macchie sul quaderno, se Vlahovic farà da carta assorbente e Mr Allegri avrà l’idea che possa rendere lirico, o sconvolgente, o melodrammatico questo ultimo capitolo della stagione.
martedì 1 marzo 2022
Luca Momblano
Non c'è nulla di scaramantico nell'affermare di non credere allo scudetto: tre squadre lontane, la Juve fa punti ormai da un po' ma non brilla particolarmente per farci pensare a un filotto. Ma quel brusio di sottofondo, quei tweet moviolari-complottistici, quel timore avvertito qua e là, ecco, tutto questo, in una stagione nata così, fa tornare alla mente quel magico clima degli anni giusti. Avanti, ragazzi…
lunedì 28 febbraio 2022
Massimo Zampini
Nel controllo di Vlahovic col sinistro (il suo piede forte) e nel colpo sotto col destro (il suo piede debole) c’è l’immagine di quello che è stata la Juventus finora: una squadra disordinata ma viva, che lotta ma che troppo spesso è stata incapace di dare il colpo del ko. Il pugile sentimentale di Capossela che perde anche quando non incontra Black Macigno. Per fortuna il serbo non perde mai lucidità, capisce e colpisce, lotta e governa. Esulta per un fallo guadagnato come un giocatore di football che ha fatto meta al Super Bowl. La Juve ci condanna alle palpitazioni anche a Empoli: prima scava la fossa per l’avversario e poi ci si infila da sola, quasi. Sesta partita in 18 giorni, pretendere lucidità era come chiamare la zanzara col viva voce e pretendere di non essere insultati da Cruciani: impossibile. Tuttavia “una cosa fatta bene può essere fatta meglio” cit. Il sacerdote Zaccaria perse l’uso della parola; il nostro quello delle gambe. Locatelli e Arthur è un matrimonio che s’ha da fare. Puntare allo scudetto per garantirsi il quarto posto: l’unica cosa che conta, come sempre, fino alla fine.
sabato 26 febbraio 2022
Willy Signori
Accettare la propria dimensione è professione di saggezza, accettare la propria attuale natura è professione di consapevolezza, accettare di essere (stati) inferiori è professione di umiltà, accettare di essere fuori tempo massimo è professione di lucidità. Ma se da Empoli, non lo accettassimo più?
sabato 26 febbraio 2022
Michael Crisci
Danilo è l’emblema della Juve di oggi: la ricerca di una nuova juventinità dopo gli anni delle vittorie e della BBBC, l’idea di una nuova identificazione con i colori e la maglia, addirittura oserei dire l’accettazione dignitosa e “a testa alta” di ogni possibile mancato risultato. Rinascere, come successo a Danilo dopo la stangata al Real Madrid e l’anonimato al Manchester City, per provare a essere i più bravi senza essere indiscutibilmente i più forti. Normale ci si affezioni a lui come ci si prova ad affezionare alla metamorfosi bianconera, normale che si veda in lui un esempio per i freschi arrivati e gli arrivandi, quando meglio ancora sarebbe fosse da esempio a chi non riesce a cambiare definitivamente rotta dentro questa squadra. Piace agli allenatori perché ha professionalità e abnegazione, voglia di studiare la storia del contesto in cui si muove, predisposizione ai dettami tattici. Con un enorme “però”: Danilo resta pur sempre un jolly, non un gregario, non un comprimario, ma un calciatore che nella Juve - a oggi - resta ancora senza una dimensione univoca. Una colonna è per definizione stabile, il ruolo e la posizione che quando ti fai in testa la formazione neanche ti viene in mente di sindacare. Per questo Danilo è anche un po’ emblema del dubbio dal quale siamo attanagliati negli ultimi passi stagionali, sul ciglio, prima di scrivere nella pietra uno dietro l’altro i verdetti stagionali. Rileggendoli a posteriori, vorremmo tanto trovarci a parlare con passione del brasiliano con la maglia numero sei…
venerdì 25 febbraio 2022
Luca Momblano
Ovunque lo juventino guardi, si trova più o meno consciamente di fronte a una sottrazione. E non c’è preconcetto che tenga, perché il preconcetto vede solo addizioni: è tutto un aggiungere tesi, sberleffi, idee, interpretazioni a una verità che dev’essere per forza quella. È tutta filosofia, dirà qualcuno, filosofia teoretica. Come è filosofia sensoriale - o filosofia della percezione - il caso delle sottrazioni di questa Juve di fine febbraio, dopo le moltiplicazioni societarie di fine mese scorso: meno punti dell’anno prima, nel bene e nel male meno follie, meno gol fatti, meno XG, meno CR, meno KP, perfino meno orgoglio da sciorinare e certamente meno cattiveria del dovuto. E adesso, per esempio, “il Villarreal vale meno del Porto e del Lione”. Ma qui si potrebbe andare anche oltre: la squadra gestisce andando indietro, meno è di più se soltanto si tirasse solo meglio, si rifinisse meglio, ci si dividesse il pallone 50/50 nel possesso con l’avversario è tutti felici. Meno giocatori, complici gli infortuni. Meno opzioni, di nuovo, soprattutto nell’auspicabile messa a punto della fase offensiva. Meno spinta emotiva. Meno vittorie, ma anche il ripudio della sconfitta. Meno un po’ di tutto. E Allegri, coerentemente, tiene botta: ha asciugato la Juve delle cose ritenute di troppo. Forse anche qualcuna di più. Dalle fughe del setaccio almeno due di queste cercherei di recuperarle molto in fretta perché qui il quadro è in continua mutazione e la squadra non offre reale senso di stabilità: Cuadrado e Locatelli come fattori degli ultimi 30/40 metri. Anche e soprattutto con un Vlahovic da un gol ogni una/due partite e con un redivivo Dybala e con un alfiere senza cavallo come Morata: fiducia a due con gli occhi un po’ spenti per costringere i tre tenori a un’ultima benigna sottrazione: meno li si costringe agli assoli, meno se ne pareggiano. E considerati il trend in campionato e lo spettro dei rigori… ci siamo capiti.
giovedì 24 febbraio 2022
Luca Momblano
Ci siamo e siamo vivi, Fino alla Fine. Così si chiudeva l’editoriale di ieri, così apriamo quello di oggi: si deciderà tutto il 16 marzo a Torino; la Juve ha conseguito il risultato migliore degli ultimi quattro ottavi di andata in Champions League - lasciando aperta la possibilità di prevalere allo Stadium - ma non ci sono molte altre buone notizie. I dubbi sono tanti in questa Juve che sembra sempre fare due passi avanti e uno indietro, che non sembra avere chiaro come uscire dall’area, come giostrare in mezzo al campo, come trovare costruttivamente gli attaccanti: un problema noto che pare non avere ancora soluzioni chiare, al di là della magra consolazione di poter dire che “tre mesi fa questa partita l’avremmo persa”. Certo, si allunga la striscia positiva; certo, c’erano molte assenze; è vero, c’era molto timore fra noi tifosi, sempre guardinghi su una Juve 2021-22 che evoca la scatola di cioccolatini di Forrest Gump: “non sai mai quello che ti capita”. Nei 5 anni di Allegri, solo una volta la Juventus non ha superato gli ottavi, nel 2016, con il Bayern di Guardiola e del famigerato “Evra spazzala!”; la regola del “away gol” cambia proprio quando ci farebbe comodo, ma meglio così: allo Stadium non sarà il momento dei calcoli. O almeno, così si dice.
mercoledì 23 febbraio 2022
Leonardo Dorini
C’è sempre qualcosa di speciale in questo periodo dell’anno in cui riparte la Champions’ League, che non è la stessa competizione di novembre, perché ora le partite sono cassazione, dentro o fuori, tutto o niente. Quest’anno la champions’ in salsa bianconera ha due facce, come un treno con due vagoni: quello su cui già siamo in corsa col controllore che si chiama Villarreal e che verificherà la validità del nostro biglietto; l’altro si chiama quarto posto, è il vagone che sta per arrivare e che la Juve deve prendere assolutamente al volo in queste dodici fermate che mancano da qui al 22 maggio. A fare il viaggio con noi i soliti compagni: incertezza, paura, speranza, timore di uscire agli ottavi per mano, di nuovo, di una squadra apparentemente inferiore, una lista infortuni che sembra quella degli invitati a un matrimonio. Tra capitani storici ormai prossimi al passo d’addio, a chi ha sempre tirato la carretta e adesso tira il fiato, a chi la carretta si chiede di tirarla per guadagnarsi il rinnovo, ma non troppo, perché anche tirare (in porta) lo mette ko. È un turno che cambia la valutazione di una stagione, e lo sa anche chi nega. Fallire non si può, di nuovo, perché uscire per la terza volta consecutiva prima dell’anniversario della morte di Giulio Cesare vorrebbe dire che qualcosa è andato storto sulla strada per il paradiso (“how many times?”) Fallire alla Juve non è una opzione, mai,ma proprio per questo è bello esserci, anche negli anni più duri in cui masticare fa male, perché finché fa male vuol dire che ci siamo e siamo vivi. Fino alla fine.
martedì 22 febbraio 2022
Willy Signori
La più strana delle stagioni. Il più crudele e fragoroso degli inverni. Prima il luna park del mercato poi i pareggini che allungano la serie ma appaiono piatti e insulsi. Era meglio non illudersi? Meglio non guardare le altre che balbettano, consci che una di esse - mediocre - usurperà ancora il trono? Da grandi poteri derivano grandi oneri. Non abbiamo preso Lewa e Pogba e non è più quell'Allegri che avrebbe inanellato un cielo di perle per rimetterci in alto, eppure bastava poco. Un tiro e una corsa in più, un cuore oltre gli ostacoli orobici e granata per esserci. Ora la Champions, bilancia delle stagioni, rintocco delle sensazioni, giunge a livellare alibi e scolpire il vero valore di un anno. Allegri non sperimenta, carbura per arrivare alla Juve di Marzo, mese in cui essere in gioco e in cui trovare un "gioco" rigettato e snobbato, forti però di una solidità da "striscia". L'euforia dei nuovi e il piattume dell'equilibrio, a confrontarsi per capire cosa ne uscirà e capire se la Juve è quella nuova-vecchia dell'Allegri amato o quella stantia dell'Allegri narrato. Nel bilico due certezze: Capitano e Dieci fuori dagli ottavi. La Juve ci è abituata e non deve (un’altra volta) deludere se stessa.
lunedì 21 febbraio 2022
Sandro Scarpa
Se il tridentone, tridentissimo, tridentazo, ovvero l’estrema compresenza dei tre, i tre migliori attaccanti della Juventus, non ti garantisce di vincere le partite, e neppure una ogni due, e neppure più di un gol a partita, e nemmeno almeno un tiro per tempo, o scegliete voi cosa, ebbene, a cosa aggrapparsi a due terzi della stagione? Costretti al De Ligt contro tutti, non si vincono le partite. Come non l’ha vinta Bremer. Il tridentone volevamo credere di sì, ma le unghie sul risultato minimo del quarto posto sono adesso conficcate altrove. Siamo aggrappati al calendario, diciamocelo. Una cosa che si guarda, come gli organici a inizio anno, le probabili formazioni durante la settimana, le panchine mezz’ora prima dell’inizio della gara. Tutte cose che servono a immaginare, ma che non portano punti. Per quelli siamo alle solite, visto che ne servono non pochi: portieri, centravanti e allenatori. Come nelle eliminazioni dirette di Champions. Un giorno torneremo poi a sofisticare su tutto il resto per il futuro e a darci torto o ragione per il passato. Quindi anche su Dejan Kulusevski: tregua!
domenica 20 febbraio 2022
Luca Momblano
Rimpianti. Perché il brutto inizio era stato superato dal gol di de Ligt: non brillanti, certo, ma a quel punto sembrava che potessimo fare male ogni volta che ripartivamo. E invece un altro approccio molle nel secondo tempo, il pareggio, i cambi improduttivi, due punti persi, un accenno di forcing tardivo e tanti rimpianti per un derby che non abbiamo mai realmente giocato. Delusione. Perché il Verona e soprattutto Bergamo erano parsi dei segnali importanti di una squadra con ritrovata voglia, salute, presenza nell'altra area. Stavolta no, passi indietro e una grande delusione. Paura. Perché arriva la Champions e vi prego di evitare un'altra Lione, un'altra Porto, un'altra partita non giocata contro un avversario apparentemente alla portata. E quindi forza, che martedì arriva presto. Più coraggio, mister. Più personalità, ragazzi. Ma che Lione e Porto devono restare solo due pessimi ricordi…
sabato 19 febbraio 2022
Massimo Zampini
Quella che state scrollando è la nuova versione del portale Juventibus.com, ed è un po' come essere ritornati al 5 maggio 2013, data di rilascio della primissima versione di questo blog a più voci che non si è mai imposto una linea editoriale precisa. Abbiamo sempre preferito un'autoregolazione che si fondasse sul buon gusto e sul buonsenso, ma abbracciando assolutamente tutte le sfumature della passione che circonda per definizione il tifo per una determinata squadra. Se poi questa squadra è la Juventus, allora ne nasce qualcosa di speciale. Come speciale per voi speriamo possa essere questa frontiera dei nostri contenuti: catalogati, ben fruibili, densi, divertenti, utili e vissuti (insieme a voi).
giovedì 10 febbraio 2022
